Accade il 27 giugno 1980: un aereo, il DC-9 della compagnia Itavia, partito da Bologna con destinazione Palermo, scompare misteriosamente dai radar nei pressi di Ustica.
Il giorno dopo affiorano alcuni oggetti e i primi corpi: ci sono ottantuno vittime e nessun superstite.
Sui giornali si formulano le prime ipotesi dal cedimento strutturale alla bomba all’attentato.
Tre settimane dopo viene ritrovata in Calabria la carcassa di un caccia libico che apre nuovi scenari: un missile di un aereo militare francese o americano avrebbe colpito per errore il DC-9, ma non ci sono prove certe.
Inoltre, tutti i radar italiani e della Nato – che avrebbero potuto vedere – non hanno registrato nulla oppure, stranamente, non erano in funzione. I testimoni oculari tacciono o vengono messi a tacere: si conteranno almeno sedici morti sospette.
<<Diciannove anni di indagini e svariati processi, penali e civili, hanno concluso che la “caduta” del DC-9 Itavia è avvenuta nell’ambito di “un’azione militare di intercettamento”, ma hanno anche dovuto constatare che gli autori della strage sono rimasti “ignoti”. È ormai certo che nei cieli di Ustica, al momento del passaggio dell’aereo civile italiano, erano in atto manovre aeree militari, e che tali manovre hanno determinato la tragedia>>. (Cora Ranci)
Se ancora permangono molte questioni giudiziarie irrisolte, possiamo però inquadrare la vicenda in una prospettica storica data da una recrudescenza del clima politico e psicologico degli anni più duri della Guerra fredda, dall’<<area di rischio>> rappresentata dal Mediterraneo e dalla Libia e dalle strategie di disinformazione o addirittura di depistaggio messe in atto da alti ufficiali, da uomini politici e da agenti dei servizi segreti di tutto il mondo per impedire che le reali cause della strage emergessero.
Dopo quarantuno anni, la ferita inferta al nostro Stato di diritto rimane aperta così come la ricerca della verità.
Per approfondire:
Un libro: <<Ustica. Una ricostruzione storica>> di Cora Ranci, ed. Laterza, 2020
Un film: <<Il muro di gomma>> di M. Risi, 1991
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